La Segugia “Cavaliera Golosissima” (attenzione ai nickname che scegliete, potreste essere accusati di “usurpazione di titolo”) ha suggerito ai Cavalieri della Tavola Rotonda di indagare su questo ristorante/macelleria di Catanzaro Lido; e noi accogliamo l’invito.
Si tratta di un format già sperimentato da diversi anni nelle principali città d’Europa: affiancare ad un preesistente punto vendita, un punto ristoro dove consumare gli stessi prodotti, declinati in un profluvio di opzioni gastronomiche. Secondo alcuni lo spunto iniziale è stato fornito dalla volontà di replicare il successo delle “Osterie con cucina” e delle tradizionali “Latterie”.
Gli imprenditori più audaci e creativi si sono quindi cimentati con macellerie e pescherie, realizzando, di fatto, un format che ha avuto grande riscontro e un numero imprecisato di varianti. Un fioraio ha addirittura trasformato il suo negozio in un luogo charmant dove gustare una poetica, e forse improbabile , “cucina floreale”.
A Catanzaro Lido, sicuramente con meno charme, come appare inequivocabilmente dalla stessa insegna (A fettina d’o zzu Tonino), è sorto questo ristorante-macelleria, recensito con onestà e spirito critico dalla nostra amica Segugia.
Si entra direttamente nella sala macelleria e da qui il locale si sviluppa su ulteriori due sale, con un’appendice esterna (un grande dehor, adatto per le tavolate estive). La cucina è a vista, così come “trasparente” nel loro essere ruspante sono la gestione, il servizio e la linea di cucina.
Il cortocircuito si registra invece con la struttura e l’arredo che sono fuori registro in relazione al tipo di locale; sarebbe stato più coerente un arredo rustico e un ambientazione meno impersonale. I piatti proposti sono invece in linea con la cucina locale, “sanizza e abbondante”, ad un costo veramente basso e con la possibilità di fare un pranzo completo, a mezzogiorno e la sera, sabato escluso, con appena 10 euro. Di fronte a cifre simili, se non si è avvelenati o maltrattati, è difficile fare critiche sensate. E infatti, nonostante la crisi, o proprio per questo, il flusso di clientela è costantemente elevato, a testimoniare che i gestori, quanto meno da un punto di vista imprenditoriale, hanno saputo sintonizzarsi con le richieste del territorio, essendo quello che sono e facendo quello che sanno fare.
Questo rapporto, che vede da una parte il territorio e la clientela possibile e dall’altra l’identità e le competenze professionali di chi gestisce è uno dei punti più delicati e trascurati. Troppo spesso i gestori, o gli aspiranti tali, immaginano un “locale ideale”, che magari hanno frequentato in altri luoghi e in differenti contesti, e una clientela anch’essa “immaginaria” e soprattutto fanno affidamento su competenze personali che in realtà non possiedono o sopravvalutano. Con quel che ne consegue.
Sicuramente “A fettina d’o Zzu Tonino” non è un luogo curato e raffinato, né la cucina proposta brilla per originalità o qualità eccelsa; ma non è questo che promette il locale e quindi, secondo i Cavalieri viene rispettata la regola aurea che è alla base del loro “antico ordine recensorio”: Le attività, salvo le caratteristiche imprescindibili legate ad igiene e cortesia, vanno giudicate in base al rapporto tra aspettative create dalla gestione e valori realmente percepiti dal cliente.
E’ questo punto di equilibrio che ci guida e ci consente di valutare, con la stessa serenità di giudizio, una trattoria periferica e un ristorante pluristellato.
E quindi andate con tranquillità da “A fettina d’o Zzu Tonino”, ricordando che è consigliato l’abito scuro (“ca u sucu allorda”).